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Rischio Lehman per le Fondazioni bancarie

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È di 120 milioni di euro il rischio Lehman Brothers che grava sulle fondazioni bancarie italiane. È quanto emerge da un monitoraggio realizzato da «Plus24» (in collaborazione con Analisi mercati finanziari) sui bilanci dei 90 enti, soci Acri, l'associazione che li rappresenta. In particolare sono 12 le fondazioni titolari di obbligazioni emesse dalla banca d'affari Usa in liquidazione: Modena, Spezia, Padova-Rovigo e Bologna quelle con l'esposizione maggiore (vedi tabella). L'analisi arriva a pochi giorni dall'udienza davanti alla corte fallimentare di New York: da segnalare (vedi intervista in pagina) che c'è ancora tempo per i possessori di bond di inserirsi nel procedimento per la distribuzione di quanto rimane dell'investment bank.

Intanto tutti i rappresentanti delle fondazioni, dopo l'incontro plenario a Roma (sede Acri) del 18 dicembre in presenza di rappresentanti del ministero del Tesoro, si sono riviste il 28 gennaio. E si è fatto di nuovo il punto sulla situazione dopo la richiesta del ministro Giulio Tremonti di far chiarezza, in generale, sugli asset tossici in bilancio. Nella riunione di fine gennaio, secondo fonti presenti all'incontro, è emerso che entro marzo giungerà una circolare del Tesoro: nel documento saranno indicati i criteri di valutazione degli investimenti a rischio inseriti nei conti delle fondazioni bancarie.

Chi gioca d'anticipo
Ma qualche fondazione ha preferito giocare in anticipo: sono due di quelle con l'esposizione maggiore, Modena e Spezia (quest'ultime, assieme alle fondazioni Padova-Rovigo e Carisbo, sono supportate dalla società di consulenza finanziaria Prometeia).
Nello specifico, Spezia ha compensato l'investimento obbligazionario (un bond zero coupon collegato a fondi di fondi hedge) «con accantonamenti esistenti e programmati in grado di evitare, allo stato, qualunque effetto negativo sulla prevista attività erogativa», ha spiegato Silvano Gerali, direttore generale dell'ente ligure. Ed ha aggiunto: «Sebbene l'entità delle eventuali perdite di tale investimento risulti ancora ad oggi di difficile quantificazione, si stima che gli accantonamenti effettuati in passato e quelli programmati sull'esercizio 2008 siano sufficienti a compensare le minusvalenze allo stato valutabili, senza ulteriori impatti sul conto economico».

Modena è la fondazione più esposta su Lehman: in bilancio ha obbligazioni reserve coupon per 50 milioni di euro, a capitale protetto, che rappresentavano a fine 2007 il 5,4% del totale attivo. Percentuale che sale al 13,28% se si considera l'insieme delle delle immobilizzazioni finanziarie. Una situazione difficile, segnala il presidente dell'ente emiliano Andrea Landi, disinnescata da «un'operazione di copertura dei rischi di mercato sui titoli della banca (Lehman), effettuata da Carimonte holding, società partecipata dalla fondazione». Un'operazione di copertura che ha consentito una plusvalenza di 90 milioni di cui 57,6 milioni di competenza della fondazione di Modena che, sottolinea Landi, «rappresenta una sostanziale compensazione della perdita potenziale sul prestito obbligazionario». Nei conti 2008 e 2009 dell'ente saranno comunque registrate svalutazioni rispettivamente del 50% e 25% del valore del bond Lehman.
Da segnalare infine che pure Savona (obbligazione da 3,2 milioni) ha provveduto nel 2008 a accantonare il 70% del valore dell'investimento in quanto classificato come bene durevole (ovvero tra le immobilizzazioni finanziarie).

.. e chi preferisce aspettare
Tra le fondazioni che hanno deciso di attendere i chiarimenti del Tesoro, ci sono quelle di Padova-Rovigo (bond di 15 milioni) e di Napoli
(3 milioni). «Ci mancano elementi utili per definire l'entità della svalutazione che sarà comunque necessario fare », fanno sapere dall'ente patavino. Aldo Pace, direttore generale della fondazione partenopea, spiega a sua volta che «la situazione Lehman sul versante rimborsi ancora non è chiara. Attendiamo i chiarimenti del Tesoro sui criteri da utilizzare per la valutazione di tali asset». Meglio l'anticipo o l'attesa? L'ultima parola a Tremonti e ai giudici americani.
Vitaliano D'Angerio Maria Adelaide Marchesoni

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